Un giovedì da incubo

 

Si può fare: ordinare la tortura! Il più importante dei processi sul G8 di Genova – quello dell’irruzione nella scuola Diaz – si chiude con 13 condanne e 16 assoluzioni. Una vergogna per un paese che si definisce democratico. I pubblici ministeri avevano chiesto 108 anni di carcere, ne sono stati inflitti 36. Il collegio giudicante ha scelto di riconoscere l’impunità a Gratteri, Calderozzi e Luperi, cioè ai tre personaggi di spicco tra le forze dell’ordine implicate nel procedimento Diaz che in questi anni sono stati promossi in grado: Gratteri come capo del dipartimento anticrimine, Calderozzi capo dello Sco e Luperi dirigente del dipartimento dell’Aisi. Diversamente sono state comminate condanne – ma miti e  prescritte – a coloro che venivano accusati di concorso in lesioni e che allora ricoprivano i ruoli di più basso grado. Riconosciuti colpevoli Vincenzo Canterini, comandante del Reparto mobile di Roma e tutti i suoi uomini, quelli che fecero irruzione per primi nella scuola, condannati anche Troiani e Burgio che portarono le false molotov. Assolti, invece, "perché il fatto non sussiste" i capi, Francesco Gratteri (allora guidava lo Sco) e Giovanni Luperi (ex Ucigos), Gilberto Caldarozzi (vice Sco), il capo della Digos di Genova Mortola e tutti gli altri funzionari. Assolto Massimo Nucera, e con questa assoluzione la sentenza cancella uno degli episodi su cui puntava la pubblica accusa: la coltellata che Nucera, secondo i pm, avrebbe dichiarato di aver ricevuto mentre in realtà il taglio sul suo giubbotto sarebbe stato fatto in un secondo momento, ad arte. Il tribunale ha condannato Canterini a 4 anni di reclusione; Basili, Tucci, Lucaroni, Zaccaria, Cenni, Ledoti, Stranieri e Compagnone a 3 anni. Condannato a un mese anche l’agente Fazio. Due anni di reclusione, infine, per il vicecomandante dello stesso reparto mobile Michelangelo Fournier, il funzionario che in aula, improvvisamente, modificò le sue dichiarazioni e ammise: "Quella della Diaz fu una macelleria messicana. Gli agenti infierivano su persone inermi".

Nonostante nel corso del processo siano state dimostrate in maniera incontrovertibile le responsabilità degli agenti, sia per quanto riguarda le violenze gratuite nei confronti dei giovani che dormivano all’interno della scuola Diaz, sia in merito alla falsificazione delle prove consistenti in bombe molotov, picconi e spranghe portati sul posto dagli stessi poliziotti al fine di giustificare con l’inganno il proprio operato, la sentenza emessa dal prima sezione penale del Tribunale di Genova è di quelle da lasciare basito chiunque sia stato in grado di percepire la gravità degli accadimenti.

Quello che emerge dalla sentenza di ieri è che la legge non è uguale per tutti, soprattutto per coloro che rivestono ruoli di potere, anche di polizia. E’ un messaggio anche per il futuro e si tratta di un messaggio pesantissimo: chiunque indossa una divisa non è tenuto a rispettare legge e Costituzione come invece si richiede a tutti gli altri cittadini.

 

Videla ride. Lo avevano detto e lo hanno fatto. Contro ogni regola democratica e basandosi su un’idea di politica sudamericana (ma di qualche decennio fa), la maggioranza ha deciso di scegliere il Presidente della Vigilanza Rai puntando su un nome dell’opposizione. Sbattendo la porta in faccia alla correttezza istituzionale, tronfi di arroganza e convinti che basta un voto elettorale per scegliere di governare mandando a quel paese il Parlamento e giudicando illegittimo il ruolo dell’opposizione. E Berlusconi nasconde la mano dietro la schiena e dice "non ne sapevo niente, legittimo voto deciso dai gruppi parlamentari di maggioranza". Ma il meccanismo è chiaro. Cercare in ogni modo di dividere le opposizioni, renderle più deboli, creare dissidio al loro interno. Quello che è accaduto in vigilanza è il sostanziale affossamento di una intesa istituzionale che prevedeva la nomina di un Presidente liberamente scelto dalle opposizioni. Nella votazione di giovedì infatti la maggioranza ha scelto per conto delle opposizioni lacerando un’intesa che fin qui era sempre stata rispettata. Ora resta da vedere se tale Villari (ma da dove spunta costui?) si dimetterà, oppure farà il finto tonto e non passerà la mano per non delegittimare le pseudo istituzioni (come se esistessero ancora) sancendo ancor di più il monopolio mediatico del servizio pubblico da parte del nanetto unico.

 

Non sia fatta la sua volontà. Eluana sarebbe libera. La Corte di Cassazione ha confermato quanto già stabilito dalla Corte di Appello di Milano. Eluana sarebbe libera perché probabilmente potrà porre fine a un’esistenza che non avrebbe voluto. Ma il Governo e il Vaticano potevano rimanersene con le mani in mano? Giammai. Le bocche da fuoco del nanetto strepitano: "Reintrodotta la pena di morte. Nell’Italia repubblicana e post fascista, il patibolo è stato di nuovo innalzato. La condannata si chiama Eluana Englaro" da Libero(di disinformare) e "È un errore e un orrore. Anzi, di più: è un orrore mostruoso, che ci divorerà. E’ stata usata la disperazione per scavalcare il Parlamento e introdurre, via tribunale, il diritto di uccidere" da IlGornale(dei sudditi). Per la Chiesa: “Sospendere idratazione e alimentazione in un paziente in stato vegetativo peggiora il suo stato, e la terribile morte per fame e per sete è una mostruosità disumana e un assassinio”, sentenzia un cardinale. Dopo aver intimidito i giudici (prima) e insultandoli (dopo) si cercherà di non far rispettare la sentenza. Lunga vita di attesa per una benedetta legge sul testamento biologico.

 

Hamburger culturali. Chi ti va a nominare il ministro-poeta Bondi come direttore dei musei statali? Per “rilanciare” i musei e i siti archeologici lo Stato assume un manager di indubbia esperienza. Del settore? Ma figurarsi un po’. Bondi infatti ha scelto Mario Resca, 63 anni, che dal 1995 al 2007 è stato presidente e amministratore delegato di McDonald’s Italia. Buon appetito e che la coca vi vada di traverso!

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